Portonovo è una baia alle pendici del Monte Conero, un monte abitato fin dalla preistoria, le cui rupi in questo punto sono alte circa 400 metri.
L’arenile si è formato da una frana staccatasi da Pian Grande in epoca remota e risplende dei bianchi ciottoli di pietra del Cònero.
Sia a nord sia a sud di Portonovo la costa è alta e rocciosa, costellata di piccole spiagge e scogliere naturali, raggiungibili camminando lungo la costa, o con la barca, o percorrendo ripidi sentieri.
Prevalentemente in ghiaia e sassi, si alternano lidi in gran parte attrezzati con stabilimenti balneari, servizi e ristoranti a tratti di litorale per la libera balneazione.
All’interno della baia dei sentieri perfettamente segnalati attraversano un piccolo boschetto che porta poi al mare .
Incastonati nella vegetazione si trovano due laghetti salmastri circondati da un fitto canneto di giunchi e cannucce di palude: il Lago Profondo presso la chiesetta di Santa Maria di Portonovo e il Lago Grande o del Calcagno nei pressi del Molo.
L’origine di questi laghi è collegata alla stessa nascita di Portonovo, dove la frana staccatasi in epoca preistorica dal monte Conero ha intrappolato l’acqua del mare tra i massi che col tempo si è mischiata a bolle d’acqua dolce emergenti dal terreno.
L’acqua marina entra nei laghi durante le mareggiate infiltrandosi al di sotto della spiaggia, mentre l’acqua dolce proviene da sorgenti (nel Lago Grande) o da piccoli immissari temporanei (il torrente Ciriesa, che sfocia nel Lago Profondo).
Sono un habitat di notevole interesse naturalistico, offrono rifugio stabile a specie stanziali, come folaghe e gallinelle d’acqua, e sono tappa di ristoro per gli stormi migranti di svassi e aironi.
“Molte sono le leggende legate al Lago Profondo, la più importante riecheggia l’esistenza di un piccolo fiume sotterraneo (il Budello del Profondo) capace di risucchiare, attraverso dei vortici, chi cade accidentalmente in acqua. Il corso d’acqua nascosto sfocerebbe in mare addirittura nella zona di Porto Recanati attraversando tutto il monte Conero. Secondo un’altra leggenda quei corpi non cadevano nel lago accidentalmente: pare che una setta segreta con sede a Portonovo usasse gettare in questo lago i cadaveri dei nobili i quali si ostinassero a praticare il deplorevole rituale dello ius primae noctis.”
Lungo la spiaggia si incontrano significative testimonianze storiche: la Torre di Guardia eretta nel 1716 da papa Clemente XI per difendere il territorio dalle incursioni piratesche e il Fortino Napoleonico, risalente al 1810, fatto costruire dal Vicerè d’Italia Eugenio Beauharnais per realizzare il blocco continentale deciso dall’imperatore Napoleone contro l’Inghilterra.
La Torre di guardia, detta Torre De Bosis, è costruita sulla punta della baia a gomito, eretta nella parte più elevata del Monte Conero in una posizione ottima per i soldati che, da lassù, riuscivano a sorvegliare un tratto di costa piuttosto ampio.
La sua struttura è solida, a pianta quadrata, in pietra bianca del Conero, con facciate in laterizio e tetti spioventi.
Dopo l’Unità d’Italia fu acquistata dal poeta anconetano Adolfo De Bosis e divenne poi la residenza estiva del figlio Lauro De Bosis, poeta antifascista, oltre ad essere luogo di ritiro di vari poeti tra cui Gabriele D’Annunzio, grande amico di De Bosis.
La Torre è tuttora di proprietà degli eredi della sua famiglia e può essere visitata su richiesta.
L’Onda, di Gabriele D’annunzio, è stata probabilmente composta durante uno dei suoi soggiorni alla Torre
Nella cala tranquilla/scintilla,/intesto di scaglia/come l’antica/lorica/del catafratto,/il Mare.
Sembra trascolorare./S’argenta? S’oscura?
A un tratto/come colpo dismaglia/l’arme, la forza/del vento l’intacca./Non dura.
Nasce l’onda fiacca,/subito l’ammorza.
Il vento rinforza./Altra onda nasce,/si perde,/come agnello che nasce/nel verde:
un fiocco di spuma/che balza!/Ma il vento riviene,/rincalza, ridonda.
Altra onda s’alza,/nel suo nascimento/più lene./Palpita, sale,/si gonfia, s’incurva,/s’allunga, propende.
Il dorso ampio splende/come cristallo;/la cima leggera/s’arruffa/come criniera/nivea di cavallo.
Il vento la scavezza./L’onda si spezza, precipita nel cavo/del solco sonora;
spumeggia, biancheggia,/s’infiora, odora,/travolge la cuora,/trae l’alga e l’ulva;
s’allunga,/rotola, galoppa;/intoppa/in altra cui’l vento/diè tempra diversa;
l’avversa,/la salta, la sormonta,/vi si mesce, s’accresce.
Di spruzzi, di sprazzi,/di fiocchi, d’iridi/ferve nella risacca;/par che di crisopazi/scintilli/e di berilli/vividi a sacca.
O sua favella!/Sciacqua, sciaborda,/scroscia, schiocca, schianta,/romba, ride, canta,/accorda, discorda,
tutte accoglie e fonde/le dissonanze acute/nelle sue volute/profonde,/libera e bella,/numerosa e folle,
possente e molle,/creatura viva/che gode/del suo mistero/fugace.
E per la riva l’ode/la sua sorella scalza/dal passo leggero/e dalle gambe lisce,/Aretusa rapace
che rapisce le frutta/ond’ha colmo suo grembo.
Subito le balza/il cor, le raggia/il viso d’oro./Lascia ella il lembo,/s’inclina/al richiamo canoro;
e la selvaggia/rapina,/l’acerbo suo tesoro/oblìa nella melode.
E anch’ella si gode/come l’onda, l’asciutta/fura, quasi che tutta/la freschezza marina/a nembo/entro le giunga!
Musa, cantai la lode/della mia Strofe Lunga.
Il Fortino Napoleonico sorge nella zona nord della Baia di Portonovo, a ridosso dell’antico approdo nella Baia ed è un sempio classico di architettura militare francese, a pianta pentagonale, con due bastioni angolari rotondeggianti e, al centro del cortile, il posto di comando.
Aveva lo scopo di impedire lo sbarco di navi appartenenti alla flotta inglese, che cercavano riparo nella baia e rifornimenti d’acqua presso la fonte di Portonovo
Il fortino venne costruito per ordine del viceré d’Italia, il generale Eugène de Beauharnais; il progetto della fortificazione si ispira alle costruzioni dell’architetto Francesco di Giorgio Martini. Per la sua costruzione, si narra siano state usate anche le pietre monastero benedettino di Santa Maria di Portonovo, distrutto nel 1320 da una frana scesa dal monte Conero.
Dopo la battaglia di Castelfidardo e a seguito dell’entrata delle Marche nel Regno d’Italia (1860), la funzione militare del fortino non fu più necessaria e tutta la struttura cadde in rovina. Successivamente, intorno agli anni sessanta, fu eseguito un importante lavoro di restauro rispettando la struttura originale; è con tale restauro che si è riportato il Fortino Napoleonico alla sua originale magnificenza. Ora ospita un albergo con ristorante
Ultimo aggiornamento
5 Gennaio 2023, 11:00
Pubblicazione
5 Gennaio 2023, 11:00