giovedì, Luglio 18

Ancona ricorda i 150 anni dalla nascita di Luigi Albertini

Il Consiglio comunale nella seduta di lunedì scorso ha ricordato Luigi Albertini a 150 anni dalla nascita avvenuta il 19 ottobre 1871. Albertini, grande giornalista, fu l’innovativo direttore del Corriere della Sera.
Sono state le parole dello storico Franco Amatori, presidente dell’Istituto di Storia delle Marche, a ricordarne la figura e l’opera, con un intervento dedicato al giornalista dorico.

«Albertini è stato un personaggio di spicco della storia anconetana, un antigiolittiano prima e poi antifascista”. Luigi Albertini rivestì un ruolo importante nella storia del nostro Paese negli anni cruciali, a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Nel suo intervento l’assessore comunale alla cultura. Paolo Marasca ha sottolineato come per ricordare questa data cosi importante, il 19 ottobre del 1871, il Comune abbia restaurato e pulito il busto dedicato ad Albertini che si trova a piazza Cavour, accanto a Palazzo del Popolo e come, in futuro, potrebbero essere previsti ulteriori interventi al riguardo.

Albertini, la formazione
Albertini nasce ad Ancona nel 1871 e scompare a Roma il 29 dicembre 1941. La sua famiglia gestiva un istituto di credito, il banco Albertini che nel 1889 fallì. Il giovane Luigi si trasferisce a Bologna dove frequenta Giurisprudenza raggiungendo poi nel 1891 Torino. Qui, tra il 1893 e il 1894 conosce Luigi Einaudi con cui rimase legato per molto tempo e che collaborò con lui al Corriere della Sera.
La sua tesi di laurea è dedicata al Diritto del lavoro e alla questione delle otto ore lavorative. Grazie a Francesco Saverio Nitti diventa articolista della Gazzetta Piemontese, allora diretta da Luigi Roux, per pagarsi gli studi. Il suo principale interesse è per l’economia politica. Quando nel 1894 si reca a Londra per ampliare le sue conoscenze in merito all’evoluzione del diritto del lavoro in Inghilterra, avrà modo di conoscere l’allora direttore amministrativo del Times, che lo introdurrà al mondo del giornalismo inglese. Dopo una breve esperienza come direttore della rivista delle banche popolari, Albertini conosce Eugenio Torelli Violler che lo assumerà al Corriere della Sera come segretario di redazione. Nel gennaio del 1900 è nominato direttore amministrativo avendo così la possibilità di mettere a frutto quanto appreso dal suo collega del Times negli anni addietro. Non tarda a diventare direttore responsabile.

Albertini al Corriere
Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1921, desautorò, di fatto, il direttore senatore Domenico Oliva, favorevole ai provvedimenti liberticidi, imprimendo, quindi, al giornale una svolta garantista. Infatti, nel luglio 1900, approfittando di una momentanea assenza dell’Oliva, fece pubblicare un editoriale di critica al governo repressivo del generale Pelloux, sino ad allora sostenuto dal giornale.
(Pelloux era diventato capo del Governo nel 1898, in un momento di profonde tensioni politiche e sociali caratterizzate da grandi proteste. Pelloux agli inizi del 1899 presentò un disegno di legge fortemente restrittivo di alcune libertà fondamentali (stampa, associazione, riunione), scontrandosi con l’opposizione di radicali, socialisti, liberali contrari a una svolta autoritaria. Nonostante le proteste egli promulgò le misure repressive per decreto, dichiarato però nullo dalla Corte di Cassazione nel 1900).
L’Oliva dovette dimettersi e Albertini acquisì una quota del giornale divenendo poi direttore del Corriere e gerente della società proprietaria “Luigi Albertini e C.”.

Albertini, l’età dell’oro del Corriere
La guida di Albertini rappresentò un momento importante per il quotidiano, perché egli seppe renderlo autorevole, attendibile, favorendone una crescente considerazione anche all’estero.
Tutto questo avvenne con forti investimenti della proprietà, che consentirono la crescita della redazione, l’introduzione di nuove tecnologie (il telegrafo e, poi, il telefono), l’utilizzo di inviati speciali che garantivano al giornale di essere sempre ‘sulla notizia’ e l’arrivo dagli Stati Uniti, nella nuova sede di Via Solferino, delle nuove rotative Coe, in grado di moltiplicare la tiratura fino a superare il milione di copie. Sotto di lui nascono “La Domenica del Corriere” inserto a colori, e il mensile “La Lettura”, diretto da Giuseppe Giacosa. Fra le prestigiose firme del suo giornale figurano Luigi Einaudi, Luigi Barzini, Scipione Borghese, Gabriele D’Annunzio, Luigi Pirandello, Giovanni Amendola.

L’addio al Corriere
Profondamente liberale ma anche conservatore, Albertini è tra i firmatari del Manifestato degli intellettuali antifascisti scritto da Benedetto Croce nel 1925. Fedele alla sua libertà e indipendenza di giudizio, nel novembre dello stesso anno finisce col venire estromesso dalla proprietà del Corriere della Sera di cui, nel frattempo, aveva acquisito quote. Poco dopo è costretto a cederle e a lasciare per sempre il Corriere non senza denunciare le ingerenze fasciste e l’estromissione della sua famiglia dalla proprietà.