giovedì, Luglio 18

RaccontAncona: Ancona scomparsa

Un Ancona scomparsa, le cui rare immagini sono ancora disponibili in pochissimi archivi storici ma che forse i più non avranno mai modo di vedere. Le abbiamo recuperate insieme al racconto minuzioso e dettagliato, pubblicato su una edizione del 1962 del giornale dell’Amministrazione comunale, redatto da Mario Natalucci.

Piazza Ugo Bassi anteguerra e la Stazione Ferroviaria di Piazza Rosselli alla fine dell’800

Siamo nella seconda metà del XIX secolo. L’esigenza di creare nuovi spazi per lo sviluppo della città, insieme a quella di favorire la nascente linea ferroviaria oltre alla necessità di garantire alla città un adeguato approvvigionamento idrico durante il periodo estivo e di dotarla di servizi che garantissero l’igiene (soprattutto dopo la grave epidemia di colera che nel 1884 colpi la città di Napoli), l’arrivo della guerra: tra il 1861 e la quarta decade del ‘900 l’immagine di Ancona cambiò, prima per una attenta opera di previsione urbanistica e dopo perchè sottoposta a violenti bombardamenti.

Il racconto di Mario Natalucci prende le mosse dal 1861 quando una commissione nominata dal Comune (composta dagli ingegneri Gabuzzi, Bianchi, De Bosis) redisse un piano di massima con speciale riguardo all’ampliamento della città oltre le porte Calamo e Farina; il piano fu elaborato con cura, nel progetto si indicavano anche le zone migliori per un ulteriore allargamento dell’abitato in vista della stazione ferroviaria nell’ampio declivio a Sud dell’Astagno, tra via Montirozzo e Santo Stefano.

Ancona piano regolatore 1886 (Dal portale Archivio Storia Urbana)

Il piano fu attuato con l’obiettivo di creare un insieme di nuovi quartieri destinati a formare il nucleo più importante di una città moderna. L’ inizio dei lavori fu però dato con la demolizione della cinta di mura del secolo XIV caratteristica per l’alternanza dei suoi torrioni e Natalucci riporta con non celato dolore le parole di Costantini:

“La vecchia mura severa con le torri quattrocentesche quadrate e merlate e gli ampi fossati presentava un insieme interessante di cui non si può non lamentare la scomparsa dovuta di imperiose ragioni di igiene e di ingrandimento” .

“Quando vennero meno le mura – racconta Natalucci – , i vecchi sobborghi del Calamo e della Farina con parte della zona pianeggiante degli Orti, nella cosiddetta Valle Pennacchiara, furono compresi nel complesso urbano. Tra il 1861 e il 1867 si creava la nuova grande arteria del Corso Vittorio Emanuele II seguendo il tracciato che già in precedenza giungeva fino all’altezza dell’attuale via Marsala; fu individuato lo spazio dell’attuale Piazza Cavour.

L’area attigua delle Vecchie Mura veniva sistemata a piazza, divisa dalla via centrale in due settori assumendo dopo la Breccia di Porta Pia, il titolo di Piazza Roma; tra le costruzioni più notevoli che abbelliranno la zona vi fu il Teatro Vittorio Emanuele, sorto tra il 1860 e il 1861, su progetto dell’architetto Morini con stucchi e fregi dorati; il palazzo dell’amministrazione provinciale lavoro egregio di Gabuzzi e la vicina caserma dei Carabinieri.

Nello stesso periodo fu eretto un nuovo spazio per gli spettacoli teatrali, ovvero l’anfiteatro Goldoni dell’anconetano Michele Boni. Il nuovo centro cittadino in pochi anni divenne una realtà: Piazza Cavour fu realizzata nel 1868 e dedicata al geniale uomo di stato”.

piazza san Primiano prima delle distruzioni belliche

La soluzione del problema ferroviario si protrasse per lunghi anni (ne abbiamo parlato in un altro articolo di RaccontAncona) e rese necessaria la costruzione di una stazione ferroviaria nel punto di smistamento della Litoranea con la via del Piano San Lazzaro.

Dato che per la conformazione delle strade ferrate dovevano allinearsi a quelle provinciali e statali, l’organizzazione ferroviaria contribuì allo sviluppo di Borgo Pio, caratterizzato da una serie di edifici muniti nel primo ordine di ampie arcate per cui fu chiamato Rione degli Archi.

Lo sviluppo permise anche la creazione del nuovo rione Carlo Alberto e il popolamento del Piano San Lazzaro. Un altro aspetto importante fu quello della costruzione del nuovo acquedotto perché come già detto, durante l’estate mancava acqua a sufficienza nella città di Ancona. Il Comune, quindi, accetta il progetto di conduttura dal fiume Esino facendo costruire le necessarie tubature e il maggiore serbatoio fuori dalla porta di Capodimonte; l’ inaugurazione della nuova conduttura viene festeggiata nel 1882. Sempre nello stesso anno fu inaugurato lo stabilimento balneare oltre la stazione ferroviaria: si trattava di un elegante complessa costruzione dotata di sale, ballatoio, terrazzi, portici e giardini.

 

Come si diceva la grave epidemia di colera che nel 1884 colpì la città di Napoli, portò l’amministrazione comunale a predisporre nel 1886 un nuovo piano regolatore che voleva soprattutto risanare i rioni meno igienici della città come quello del Porto, San Pietro, Capodimonte. Si prospettava l’opportunità di estendere il nuovo rione di Piano San Lazzaro sulle falde meridionali dell’Astagno. Purtroppo, a causa di scarsi mezzi finanziari, non si fece nulla per la bonifica dei vecchi rioni.

Ancona Piano regolatore 1918 (Dal portale Archivio Storia Urbana)

All’inizio del secolo riprese l’espansione della città nelle zone pianeggianti; il piano regolatore del 1914 assegnava quale zona da ampliamento quella a Levante della città, tra Piazza Cavour e il mare. Dalla fine della prima guerra mondiale fino all’inizio della seconda, la zona è in continuo sviluppo: tutta la parte più bassa si ricopre di edifici allineati al grande Viale della Vittoria ma anche sulle dorsali delle colline opposte vanno sorgendo numerose costruzioni. Nell’area di questo nuovo quartiere hanno avuto sedi istituzioni di carattere pubblico come il campo sportivo, l’ospedale civile, all’ospedale pediatrico, nonché una moltitudine di edifici dalle forme caratteristiche non privi di un certo decoro architettonico.

Ancona Piano Urbanistico 1933 (Dal portale Archivio Storia Urbana)

Scrive Natalucci: “Sull’ampio piazzale che segna la fine del lungo viale, nel 1933 sorgeva in forma di tempietto dorico il monumento dei caduti opera dell’architetto Guido Cirilli. Allo stesso tempo la città aveva continuato il suo fenomeno di espansione nei rioni della Palombella e del Borghetto. Il nuovo piano regolatore del 1933 prevedeva tra l’altro il miglioramento delle vie di accesso alla città, e l’esecuzione del progetto più volte studiato per il risanamento degli antichi Rioni”.

Seconda guerra mondiale, palazzo bombardato in piazza Rosselli – Fondo Corsini – Archivio storia Urbana 

 

Ma tutto questo si bloccò con il sopraggiungere della seconda guerra mondiale…