PRIMA DE.CO. (DENOMINAZIONE COMUNALE) CITTADINA ALLA RICETTA DELLO STOCCAFISSO ALL’ANCONITANA.

Il Consiglio comunale, nella scorsa riunione di mercoledì 29 luglio, ha assegnato la prima De.Co. (Denominazione Comunale) cittadina alla ricetta dello stoccafisso all’anconitana.

Ancona ha assegnato così la sua prima De.Co. (denominazione comunale) alla ricetta dello Stoccafisso all’anconitana che dal 1600 è legata alla tradizione delle famiglie e della marineria cittadine per approdare poi sui tavoli delle cantine e delle trattorie e, più tardi, dei ristoranti, diventando parte integrante della cultura popolare cittadina.

La De.Co. non è un marchio ma rappresenta un riconoscimento concesso dall’Amministrazione comunale a qualcosa strettamente legata al territorio e alla sua collettività, senza sovrapposizione alcuna con le denominazioni d’origine.

 

“Il nostro obiettivo – afferma l’Assessore al Commercio Pierpaolo Sediari -, è di promuovere le eccellenze del Comune di Ancona, riunendo attorno alla De.Co. le ricette, le manifestazioni tipiche e i prodotti che appartengono per tradizione al patrimonio culturale del nostro comune e che non rientrano in forme di tutela (DOC, DOP, ecc.).In effetti, se si vuole mantenere viva una comunità, è necessario che oltre ai suoi numerosi beni culturali (monumenti, musei, teatri) siano promossi i suoi prodotti locali, la sua gastronomia che ne fanno un fenomeno culturale, unico e prezioso. Quindi, la De.Co. alla ricetta dello Stoccafisso all’Anconitana esprime un concetto identitario del territorio e rappresenta un livello meno commerciale e più culturale della sua tradizione ed è in questo modo che intendiamo valorizzare il territorio, dando nuovi impulsi a settori importanti della nostra economia”, conclude Sediari.

 

Soddisfazione per l’assegnazione della De.Co. nº 1 da parte dell’Accademia dello Stoccafisso all’anconitana che si era fatta promotrice dell’istituzione del regolamento e del registro comunale De.Co e aveva poi presentato richiesta di inserimento della ricetta cittadina, codificata nel secolo scorso dal cuoco anconetano Getulio Zaccaria. “Il nostro intento è stato di valorizzare una ricetta legata in molti modi alla storia di Ancona e tutelarne la tipicità di fronte a processi alimentari massificati e uniformanti del mondo moderno”, dice Mauro Bignami, presidente dell’Accademia.

Il legame dello stoccafisso con la città di Ancona, come con buona parte d’Italia, risale al Concilio di Trento (1545-1563), “che avviò la rivoluzione del merluzzo. Dal punto di vista economico però va ricordato che già nel 1600 lo stoccafisso predomina sia nel porto sia nel mercato cittadino”, ricorda Bignami.

Ad Ancona lo stocco arrivava con navi che trafficavano con porti inglesi e del mare del Nord e tra questi i vascelli dell’armatore fiammingo Balthasar Van der Goes: un mercante di livello internazionale, appaltatore delle miniere di zolfo della legazione di Urbino, importatore diretto di stoccafisso dal Mare del Nord, stabilitosi ad Ancona. Qui aveva fatto costruire una grandissima villa nell’odierna area del Passetto”.

Inoltre, “alla fine degli anni ’40 il Cantiere navale dorico costruì quattro navi postali e passeggeri per il Governo norvegese il quale, essendo allora privo di valuta pregiata, le aveva pagate anche con un’adeguata fornitura di… stoccafisso, tanto che furono soprannominate Klippfisk-skipene, navi dello stoccafisso”, conclude il presidente dell’Accademia.

 

Le De.Co. si fregeranno di un logo che la Commissione ha individuato grazie a un concorso di idee rivolto agli studenti di tre istituti cittadini a indirizzo grafico artistico. “Vincitore del concorso è stato Samuel Adebyi, del Liceo Artistico Edgardo Mannucci e il logo – ricorda il vice sindaco Sediari –, rappresenta un pavone ed è ispirato al pluteo di Mastro Leonardo, risalente al 1189 e da allora posizionato nel Duomo di San Ciriaco.” Insomma, con la De.Co., Ancona “ha un marchio che servirà a individuare il luogo peculiare di un certo prodotto, di una certa ricetta e ciò vuol dire aiutare le imprese locali con, anche, azioni di marketing territoriale”, conclude Sediari.