Donne migranti o vittime di tratta e donne in terapia presso la Clinica Oncologica degli Ospedali riuniti di Ancona, sono state le protagoniste del progetto Su(l)la testa, iniziativa che ha coinvolto diversi attori fra cui il Comune di Ancona, Auser, Comunità mozambicana e Associazione Free Woman, la Fondazione Ospedali Riuniti di Ancona Onlus, l’associazione Musicamente, e l’ Associazione CNA.
Con il coinvolgimento dell’Auser che ha messo a disposizione gli spazi del laboratorio di sartoria di Collemarino e la preziosa competenza di alcune volontarie con un passato di sarte, è stato attivato un laboratorio nel quale le giovani migranti e vittime di tratta hanno lavorato alla realizzazione di turbanti realizzati con tessuti e colori dell’Africa da offrire alle donne in terapia oncologia all’ospedale di Torrette che subiscono la perdita dei capelli. Non solo, presso la Pink room dell’ospedale sono iniziati gli incontri periodici per apprendere come indossare questi meravigliosi copricapi, in un progetto unico e speciale, dove donne aiutano donne.
La rete che si è costituita per dare vita a questo progetto è costituita dall’ Amministrazione Comunale e in particolare l’Assessorato e la Direzione alle Politiche Sociali, dalla rappresentante della comunità mozambicana, Nice, dagli operatori dell’Associazione Free woman con esperienza pluriennale con le donne immigrate o vittime di tratta alle quali vengono date risposte ai bisogni emergenziali fino a fornire strumenti per un recupero e un reinserimento.
Tra gli obiettivi di “Su(l)la testa”, ridurre la sensazione di smarrimento emotivo utilizzando la costruzione di turbanti, simbolo, nella cultura africana, di bellezza e di fierezza, che le donne migranti possono donare alle donne in cura chemioterapica o radioterapica; migliorare la percezione dei sé e della propria femminilità nelle donne con patologia oncologica; -potenziare e capitalizzare le competenze e le abilità possedute dalla donne migranti, favorendo la produzione di turbanti africani e cappelli di tendenza, con un mix di cultura africana e italiana e creare pertanto opportunità professionali e occupazionali per donne richiedenti protezione internazionale e rifugiate, favorendo l’auto-imprenditorialità.
Attori del progetto, oltre ai già citati Comune di Ancona, Auser, Comunità mozambicana e Associazione Free Woman, la Fondazione Ospedali Riuniti di Ancona Onlus, l’associazione Musicamente, e l’ Associazione CNA che ha aiutato nella realizzazione dei prototipi.
La positività e la bellezza dell’esperienza, da raccontare e divulgare come esempio concreto di solidarietà, amicizia e integrazione, sono state sottolineate con forza dal Sindaco, che ha prefigurato un percorso futuro, assicurando il pieno sostegno dell’Amministrazione