Torna l’archivio della città
Al termine di un intervento di ricognizione e mappatura dei depositi d’archivio che si è svolto nell’autunno scorso e che ha visto impegnati 4 tecnici specializzati della società cooperativa EBLA, è stato restituito alla città di Ancona il suo archivio comunale- l’archivio di deposito principale situato a Collemarino- e altri depositi ospitati all’interno del palazzo comunale. Una superficie di 3000 metri lineari, all’interno della quale, man mano che i locali venivano riqualificati, sono stati spostati 10.000 faldoni per un totale di circa 20,000 tra registri, documenti, buste e scatole. Un lavoro immane che ha portato alla ridefinizione e riorganizzazione del materiale in ordine cronologico – scartando 4000 faldoni- per serie archivistiche mantenendo distinzione tra archivio storico fino al 1980 e archivio di deposito, con la produzione, per ciascuna sezione di un file topografico. L’intervento si colloca nell’ambito di un rapporto di sinergia tra Soprintendenza archivistica e bibliografica delle Marche e il Comune di Ancona per il raggiungimento di un obiettivo comune: restituire alla cittadinanza un archivio comunale ordinato e accessibile. In questo solco si è collocato l’intervento concluso a fine anno, finanziato e realizzato nel corso del 2022 dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Archivi, per il tramite della Soprintendenza archivistica e bibliografica delle Marche, in virtù del quale il Comune di Ancona ha indetto un concorso per assumere funzionari archivisti-bibliotecari, in modo da pianificare la gestione dell’archivio comunale. Le istituzioni, Soprintendenza e Comune, stanno da tempo valutando la possibilità di fruizione dei finanziamenti legati al PNRR, il piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, approvato dalla Commissione europea, che contempla tra gli obiettivi la promozione alla transizione digitale in ambito pubblico e privato, affinchè il cittadino sia facilitato.
Nella conferenza stampa odierna la dott.ssa Rosalba Guerra della Soprintendenza archivistica e bibliografica delle Marche, l’assessore alla Cultura Paolo Marasca e Pamela Galeazzi della ditta specializzata che ha realizzato l’intervento hanno illustrati i risultati raggiunti, nonché le metodologie adottate. “Questo imponente lavoro- ha sottolineato Marasca- si inserisce in un percorso di mappatura, digitalizzazione e valorizzazione delle fonti archivistiche del territorio. Gli archivi sono cosa viva e le persone possono innamorarsi delle fonti che dicono loro da dove provengono. Il nostro compito è stato quello di sistemarli e portarli in vista, metterli in vetrina”. A riguardo, ha ricordato l’assessore: “Comune e Soprintendenza hanno costruito un team di archivisti e il Comune include la cura e la valorizzazione degli archivi nei numerosi progetti sviluppati per il PNNR.” “Per riqualificare la fonti abbiamo dovuto selezionare ciò che serve da ciò che invece non serviva più -ha ricordato la referente della Soprintendenza- e questa è stata la parte iniziale dell’intervento che gli specialisti hanno svolto. Lo Stato – ha aggiunto- esercita il proprio ruolo di tutela e vigilanza, avviando interventi al fine di spingere concretamente le istituzioni locali a “dominare” i processi che direttamente le riguardano.
Quale miglior esempio in merito se non la ripresa della gestione del proprio archivio, fucina di cultura e di valorizzazione della propria identità, oltre che strumento imprescindibile per il buon andamento della macchina amministrativa a tutela del cittadino?