Il nuovo libro di Carmenati

 

 

Vivo a pochi passi da piazza Diaz, ad Ancona, lungo il viale della Vittoria. Dalla mia abitazione, situata all’incirca a metà del viale stesso, riuscivo a vederne l’inizio e la fine […]   Per gli anconetani il viale della Vittoria comincia subito dopo avere attraversato la strada che lo divide dal Palazzo del Comune e da quello delle Poste, uno di fronte all’altro, e termina al Passetto con il Monumento ai Caduti e la grande scalinata che porta al mare”.   Già dalle prime righe del prologo del nuovo romanzo del trentaduenne Riccardo Carmenati,   “Il ritrattista di nudi”  (Bookabook Narrativa),  il lettore si trova catapultato nel centro e nelle atmosfere di Ancona, la sua città,  di mare, di vento, di colori primaverili, di piazze e caffè  e altri luoghi del rione Adriatico.   Un romanzo in buona parte epistolare, ricco di interiorità  così come di colpi di scena, che racconta una storia densa di emozioni e sensazioni destinate a coinvolgere fino all’ultima pagina.  L’opera,  che arriva alle stampe dopo il suo primo romanzo, appena diciottenne, “L’occhio della Favorità”,  nasce a cavallo tra 2012 e 2013  ma resta ferma a lungo .   “Solo lo scorso anno –  racconta il giovane anconetano, di professione archeologo e padre insieme alla collega Paula della piccola Leda di neanche un anno- decisi  di inviarlo a Bookabook, nota casa editrice in crowdfunding.  A novembre, qualche giorno prima che nascesse mia figlia, mi hanno risposto e potete immaginarvi la gioia».     “Il ritrattista di nudi”  narra di un ragazzo spagnolo che arriva nella nostra città e incontra una contessa che lo ospita decidendo dopo un po’ di lasciargli tutto.  Il romanzo si snoda nelle lettere che il giovane invierà alla sua compagna a Siviglia (altra città presente nell’intreccio)  raccontando di donne che si fanno ritrarre nude ma, in sostanza, si metteranno a nudo raccontando di loro stesse.

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Laureato in Ricerca storica e risorse della Memoria a Macerata, Carmenati ha frequentato master e scuole di specializzazione che lo hanno indirizzato a ricerche e scavi archeologici in Italia e all’estero, senza mai abbandonare la passione per la scrittura, tra  prosa e versi , con tante idee e progetti in testa e un sorriso che esce dall’anima.    Trasparente come il mare del Passetto su cui più volte nel romanzo torna:  “Ripensai a pochi giorni prima quando avevo fatto quelle scale insieme a Eli  [la scalinata del Passetto].  Le onde, che si infrangevano contro gli scogli e contro la spiaggia artificiale, facevano svolazzare mille gocce d’acqua salata lungo le passerelle per poi, magicamente aiutate dal mare, ritornare in mare, da dove provenivano.  Come se il mare desse la possibilità a poche goccioline fortunate di provare l’ebbrezza di una gita fuori porta, ma solo per fare loro capire che che fuori di esso non avrebbero potuto sopravvivere.  Allora eccole ritornare a sfiorare la superficie del mare e infine riunirsi a chi le ha generate. Un po’ come noi uomini. Alcuni  hanno solo di provare a capire quali sono i limiti che dovrebbero porsi e allora vanno incoraggiati a fare quelle esperienze che sono convinti di poter sostenere. Se poi torneranno indietro, allora avranno imparato la lezione. Se invece non lo fanno le opzioni sono due: o non ce l’hanno fatta, o hanno superato la prova brillantemente”.

 

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