RaccontAncona: storia e significato della Festa del Mare
Il mare è nella storia di Ancona. E la Festa del Mare si radica nella sua storia.
Il mare per Ancona è identità, lavoro, è sacrificio e conforto nella sua sconfinata bellezza. Per chi ci è nato e cresciuto e per chi ama questa città, l’appuntamento è ogni anno di inizio settembre e sancisce la vocazione marinara, l’importanza e il valore del mare nel territorio relativamente al turismo, al commercio, alla pesca, allo sport, al divertimento, ma anche alla cultura, all’amicizia e alla solidarietà. Ad istituire la Festa, quaranta anni, centrandola sulla preghiera e sulla processione in mare, è stata l’ associazione Stella Maris di Ancona, presente, come le altre Stella maris nei diversi porti italiani, con l’obiettivo di svolgere una attività pastorale a sostegno dei marittimi e di tutta la Gente di Mare.
La festa- secondo il suo ideatore, Padre Francesco Catani, frate cappellano del porto, e di chi ne ha portato avanti l’eredità, Don Dino Cecconi- voleva essere un riconoscimento per tutti coloro che lavorano in mare e per il mare e al contempo un invito spirituale a rapportarsi al mare e alle genti che lo percorrono con cura, rispetto e sensibilità. “Il Mare è “nostrum, non meo- ricorda Don Dino- è un bene comune e tutti ne dobbiamo avere cura”, con un chiaro riferimento alle tematiche ambientali, e della protezione del patrimonio marino.
Con questo sentimento, la Festa del Mare, come tutte le feste popolari, viene riproposta anno dopo anno alla città con le sue caratteristiche e sfumature che esaltano le tradizioni folcloristiche, culturali, e religiose della città. L’origine è propriamente quella religiosa: la festa richiama la devozione a Maria, stella maris, protettrice dei marittimi e agli albori della fede, che ha viaggiato via mare, se pensiamo alla memoria di Santo Stefano, il primo martire cristiano. Uno dei sassi con cui venne lapidato a Gerusalemme è giunto ad Ancona attarversando il mare, ed è conservato nel museo diocesano. La memoria di S. Stefano e la reliquia di Ancona vengono citati in un discorso di Sant’Agostino nel 421. Sono trascorsi oltre 1600 anni da quando, nel 418, è giunto ad Ancona, ancora una volta via mare, il corpo di San Ciriaco patrono della città e della arcidiocesi, per interessamento di Galla Placidia figlia dell’imperatore Teodosio. Scorrendo avanti nella Storia, nel 1615 un armatore veneziano di nome Bartolo, riconoscente per la sopravvivenza dela figlioletta salvata dalle onde del mare in tempesta da gente anconetana, volle donare il quadro della Madonna Regina di tutti i Santi ad Ancona, ora custodito nella cattedrale, a cui il popolo anconetano è tanto devoto. In naturale sintonia con la fortissima devozione verso la Madonna della vicina Santa Casa di Loreto.
La Festa del mare si lega soprattutto alla memoria di San Francesco, partito dal porto di Ancona come pellegrino di pace per recarsi in Terra Santa
e incontrare il sultano a Damietta in Egitto. Quell’evento ha cambiato il corso della storia dell’umanità, facendo di Ancona non solo la porta d’oriente ma anche la via della pace e questa ricorrenza sia per tutti noi portatrice di un nuovo umanesimo carico di speranza.
Sul piano sociale e umanitario, la Festa – una festa per tutti gli anconetani, non solo per i marittimi- è anche tributo alle vite rubate dal mare, nel corso di attività lavorative antiche e nuove (vittime sul lavoro) e alle vite distrutte in mare durante eventi bellici e anche in attività nautiche e turistiche. A tutto questo si aggiunge la tragedia dei migranti che perdono la vita in mare, cui va il pensiero della città e della gente di mare. Un mare che unisce, che fa da ponte con altre culture, un mare che è e sarà sempre una risorsa preziosa.