RaccontAncona: la storia della Fontana dei Cavalli
Torna a nuova vita la fontana dei Cavalli di piazza Roma. Ma per chi non lo sapesse, non fu quella la prima ubicazione del manufatto, che in verità, ha “frequentato” altri spazi del centro storico dorico.
Inizialmente la “fontana di San Nicola” sorgeva nello spazio compreso tra l’isola dei Filippini , dove appunto era la Chiesa di San Nicola, e il Palazzo del Bargello. Veniva alimentata dallo stesso acquedotto che dava origine alla fontana delle Tredici Cannelle.
Probabilmente della configurazione iniziale facevano parte il grande catino in granito ed il putto sommitale, anch’essi di diversa origine.
Nel 1755/1758 la fontana fu completamente riprogettata dall’architetto Daretti e realizzata dallo scultore Gioacchino Varlè. Vennero riutilizzati gli elementi esistenti e vennero aggiunti i cavalli alati, i “delfini” e la vasca di base, assumendo la forma attuale.
Nel 1821, per ottenere lo spazio necessario alla costruzione del teatro delle Muse, vennero demoliti il palazzo del Bargello e la chiesa di San Nicola; la fontana allora venne smontata e trasferita nell’attigua Piazza Nuova (poi piazza Garibaldi ed ora intitolata a J. F. Kennedy).
Con la costruzione della linea tranviaria che seguì all’ingresso di Ancona nel Regno d’Italia, il monumento si trovò troppo vicino alle rotaie . Per ovviare a questo inconveniente, nel 1908 la fontana venne nuovamente spostata e collocata nel luogo ove si trova attualmente, Piazza Roma.
Lo scultore Vittorio Morelli curò il trasferimento e la nuova sistemazione, sopra un podio di tre gradini circolari, ritenuti necessari per adeguare il monumento allo spazio più ampio; sul gradino più basso fu incisa una scritta per testimoniare l’anno del restauro: “R. 1908”.
Durante la Seconda guerra mondiale i bombardamenti danneggiarono la fontana e le sue sculture, che nel 1946-’48 furono restaurate sempre ad opera del Morelli.
LA STORIA RECENTE
Nel 1996, con il progetto di sistemazione di Piazza Roma, venne prevista una nuova collocazione per la fontana, avvicinata all’asse di Corso Mazzini entro una sistemazione circolare e senza uno dei gradini di rialzo, assumendo una conformazione più aderente all’originaria, testimoniata dalle foto di quando era ubicata in Piazza Garibaldi. Venne completamente smontata consentendo un restauro completo “ a tutto tondo” fuori opera, ed un radicale controllo e rifacimento delle numerose giunzioni tra i pezzi che la compongono. Con l’occasione venne eseguita una indagine petrografica, allegata al presente progetto, che evidenziò l’utilizzo di numerose pietre di natura completamente diversa, particolarmente evidente una volta eseguite le operazioni di pulitura delle superfici. Il grande catino intermedio è realizzato in “granito” grigio classificato come “tonalite”. Vengono inoltre individuati elementi in calcare massiccio, pietra d’Istria, corniola, rosso ammonitico.
Alcune figure, quali i “delfini” addossati ai blocchi centrali, furono sostanzialmente ricostruiti e modellati in malta sul modello di quelli originari in pietra.
Data la frammentazione del complesso, dovuta alla ri-composizione con riutilizzo di parti provenienti da altri monumenti, peggiorata dai ripetuti montaggi e dai danni della guerra, sono presenti tantissime stuccature la cui realizzazione, tenuta sotto livello, venne finita con uno strato superficiale intonato, per quanto possibile, alle pietre che andavano ad unire.
Nel rimontaggio, il catino intermedio, anche questo in due pezzi riuniti tra loro, richiese la formazione di un bordo aggiuntivo per ottenere un’orizzontalità necessaria a garantire la caduta uniformemente distribuita del velo d’acqua.
Il restauro comprese tutte le fasi di lavorazione, comprendenti la pulitura, il consolidamento e la protezione.
Vennero eseguite estese operazioni di pigmentazione per intonare le parti ricostruite o stuccate alla pietra adiacente.
La vasca inferiore, sul fondo della quale vennero posate le griglie di ripresa e scarico, ed anche i corpi illuminanti sommersi, venne rivestita da uno strato di intonaco sul quale fu posata l’impermeabilizzazione in malta resinosa su rete sottile in polietilene.
L’intervento permise di dotare la fontana di un impianto di alimentazione idraulico con acqua di ricircolo e il ripristino di tutti i getti d’acqua con gli zampilli provenienti dai “delfini” e la caduta a velo tra le tre vasche.
Vale la pena ricordare che, prima dell’intervento del 1998, ormai da numerosi anni la fontana era completamente secca.
Nella “Documentazione fotografica” si allegano alcune immagini che mostrano le fasi del montaggio, in cui si possono riconoscere i passaggi delle tubazioni idriche ed elettriche, l’esistenza di profondi scassi per il passaggio all’interno dei gruppi statuari, la composizione quanto mai frammentata degli stessi.
Nel 2006 fu necessario rifare l’impermeabilizzazione interna della vasca inferiore ed il ripristino del fissaggio di un’ala di un cavallo, quest’ultima oggetto di ripetuti atti vandalici, che anche successivamente, hanno comportato la necessità di intervento.
Nel 2008 la parte sommitale della fontana venne dotata di un impianto elettrostatico per l’allontanamento dei volatili alimentato da un pannellino solare collocato ai piedi del putto, in posizione invisibile dal basso.
Tale impianto non è più efficace da quando, nel 2016, una gelata invernale ha divelto un tratto dei conduttori metallici montati sul bordo vasca .
LA FONTANA
La fontana è costituita da tre vasche concentriche di dimensione crescente procedendo dall’alto in basso. La vasca posta in alto e quella ad altezza intermedia sono di forma circolare, mentre quella basamentale è mistilinea.
Sopra a tutto è posto un putto, detto popolarmente “pupo di San Nicola”, nome che ricorda ancora, dopo più di due secoli, la collocazione originaria nei pressi della chiesa omonima. Il putto tiene tra le mani un pesce, dalla cui bocca sgorga l’acqua che poi scende , per cascate successive, fino alla base. Nella vasca più bassa sono presenti i quattro cavalli marini (sui fianchi si notano le pinne) che danno il nome alla fontana; tra essi si scorgono quattro “delfini”, posti sopra alla roccia centrale. L’acqua sgorga anche dalla bocca e dal naso degli otto animali marini.
La fontana ricorda attraverso le sue sculture i due aspetti del mare, entrambi conosciuti dai marinai anconitani: i cavalli marini, sacri a Poseidone, ricordano le tempeste che secondo la mitologia il dio del mare poteva scatenare; i delfini, sacri ad Afrodite, ricordano invece la buona navigazione. Entrambe le divinità greche del mare sono così presenti con i loro simboli affiancati nella fontana monumentale.
(si ringrazia Assessorato Lavori Pubblici – architetto Giulia Paoloni)