“Primadonna”, successo per il film della regista anconetana Marta Savina
Il coraggio di dire NO in un piccolo paese della Sicilia degli anni Sessanta quando il matrimonio riparatore era una consuetudine, la forza di affrontare l’ostracismo dei compaesani, i soprusi e i ricatti dei boss locali, il coraggio di affrontare l’aula di un tribunale: la storia di Franca (Viola), nel film Lia, ha attirato e conquistato un pubblico numerosissimo ieri pomeriggio al Cinema Italia, in occasione della Giornata Internazionale dei diritti del Donne. Maggioranza femminile, al solito, ma anche svariati uomini che hanno aderito all’invito dell’Amministrazione, seguendo con attenzione, scena dopo scena, una pellicola che cattura, emoziona, indigna: “Primadonna” scritto e diretto dalla giovane regista di origine dorica, MARTA SAVINA, presente in sala alla prima nazionale del suo primo lungometraggio. Della storia esemplare della giovane siciliana, prima donna in Italia a ribellarsi alla logica della violenza e dello stupro, la regista aveva già trattato in un cortometraggio.
L’iniziativa fortemente voluta a dall’ Assessore alle Pari opportunità Emma Capogrossi per l’8 marzo ha coinvolto anche gli studenti di istituti superiori che hanno assistito alla proiezione in mattinata, partecipando anch’essi con con emozione e forte interesse al dibattito che è seguito in entrambe le occasioni.
Il film Prima Donna si è aggiudicato il Premio Raffaella Fioretta per il Cinema Italiano nel Concorso internazionale Alice nella città, un festival cinematografico internazionale organizzato in sessione parallela della Festa del Cinema di Roma.
“Fa impressione pensare – hanno ricordato la regista Savina e l’assessore Capogrossi, affiancate da Simona Cardinaletti responsabile delle strutture comunali per donne vittime di maltrattamento- che soltanto quarant’anni anni fa, in Italia, rapire una donna, violentarla e poi dirsi disposti a sposarla era praticamente consentito dalla Legge. Era consentito anche ucciderla laddove una donna fosse venuta meno ai doveri di fedeltà coniugale. Erano questi infatti i due “istituti di Legge” che si chiamavano “matrimonio riparatore” e “delitto d’onore” che, grazie al coraggio di Franca Viola e di forti spinte innovatrici furono finalmente aboliti con la Legge n. 442 del 5 agosto 1981“. “L’ 8 marzo– ha detto ancora Emma Capogrossi, – rappresenta un’occasione fondamentale per tracciare un bilancio della condizione femminile, per focalizzare l’attenzione della pubblica opinione sulle molteplici forme della violenza di genere, continuando a sostenere le donne sul fronte dell’ascolto, del supporto psicologico e legale, proseguendo nell’opera di informazione e sensibilizzazione soprattutto con le giovani generazioni. Allo stesso tempo è importante continuare a promuovere tutti gli altri diritti, come il diritto al lavoro, al pari trattamento economico, alla carriera, alla equa distribuzione dei carichi sociali e all’abbattimento di qualsiasi discriminazione”.