Domani si ricorda Hossein Naghdi
Nell’anniversario della morte, cerimonia comunale con la comunità iraniana che ha fortemente voluto il riconoscimento
Domani, 16 marzo alle ore 12,30, si svolgerà in piazza Cavour una cerimonia in memoria del diplomatico iraniano Mohammad Hossein Naghdi, assassinato a Roma il 16 marzo di ventinove anni fa da integralisti islamici di matrice khomeinista a causa dei suoi ideali in difesa di democrazia e libertà.
Su istanza e in sinergia con la comunità iraniana del capoluogo, l’Amministrazione comunale già da tempo aveva deciso di conservarne e valorizzarne la memoria facendo dapprima mettere a dimora nell’area verde della piazza una piantina di melograno, che nella cultura iraniana è simbolo di pace e armonia, e ora, a poca distanza, una TARGA commemorativa. La scopertura della targa in occasione dell’anniversario della morte del diplomatico, negli intenti della Amministrazione (che l’ha deliberata nel novembre scorso) vuole essere non solo un riconoscimento ad un “baluardo di libertà e democrazia” ma anche alimentare un senso di fraternità e amicizia fra tutti i popoli che va oltre ogni confine. Alla cerimonia saranno presenti rappresentanti di giunta e consiglio comunale e della comunità iraniana.
I rappresentanti degli organi di informazione sono invitati
Mohammad Hossein Naghdi, membro del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), venne assassinato in Italia, a Roma, dagli agenti dell’intelligence iraniana. Naghdi (sposato con una italiana, studentessa di letteratura persiana conosciuta a Teheran) era l’ex-incaricato di affari dell’ambasciata iraniana a Roma ma successivamente si unì alla Resistenza Iraniana nel 1982, divenendo membro della delegazione rappresentativa del CNRI in Italia. Dal 1983 in poi, divenne il rappresentante del CNRI in Italia. Il giorno in cui venne ucciso due individui su una motocicletta, si avvicinarono all’automobile di Naghdi nei pressi di Piazza Alba, a Roma, alle 09:30 del mattino ed aprirono il fuoco. Morì prima di arrivare in ospedale. Essersi unito alla Resistenza Iraniana fu ragione sufficiente per Teheran per volerlo morto. Nell’ultimo ventennio del Novecento furono 450 i dissidenti iraniani eliminati in Iran e nel mondo.