35 anni fa la grande frana: le foto storiche
La frana, che si verificò tra il 12 e il 13 dicembre 1982, fu profonda e coinvolse 342 ettari di terreno urbano e sub-urbano; tra le aree maggiormente colpite Borghetto, Posatora e, in parte, Torrette. L’esteso movimento franoso danneggiò due ospedali e la Facoltà di Medicina dell’Università di Ancona, lese o distrusse completamente 280 edifici, per un totale di 865 abitazioni, divelse la ferrovia e la strada costiera su di un fronte di circa 2,5 chilometri. La frana provocò anche danni alla popolazione: 3.661 persone (1.071 famiglie) vennero evacuate dall’area colpita dal dissesto. Circa 500 persone persero l’impiego.
Questa terribile esperienza ha stimolato una forte sensibilità riguardo ai cambiamenti climatici con la conseguente attivazione di tutta una serie di azioni al riguardo. Per questo Ancona è anche città capofila del progetto ACT, “Adapting to Climate Change in Time” (www.actlife.eu ), avviato nel 2010, che ha portato alla città ben 576.000 euro su un totale di 1.752.000 ripartiti con le città di Bullas (Spagna) e Patrasso (Grecia). Parallelamente sono stati allacciati rapporti anche con l’ ONU – UNISDR essendo il capoluogo dorico tra i primi in Italia a firmare la campagna mondiale sulle città Resilienti – “My City is getting ready” http://www.unisdr.org/campaign/resilientcities/.
Il Comune di Ancona ha messo in atto un sistema tecnico di monitoraggio che negli anni è stato esaminato da scienziati provenienti dall’America, Sud-Est asiatico ed Europa tant’è che anni or sono i rappresentanti di 30 città di costa europee (tra le quali Rotterdam, Barcellona, Zara, Gibilterra, Londra, Bullas, Patrasso) si riunirono proprio ad Ancona per discutere di cambiamento climatico e studiare il monitoraggio in tempo reale (il sistema ‘early warning’) della frana.
Ancona era stata scelta come sede per aver raggiunto livelli di eccellenza nell’esperienza di studio della frana e per lo sviluppo di una strategia locale di adattamento.
Agli ospiti internazionali fu data dimostrazione del sistema di early warning e l’attivazione delle procedure di emergenza con visita alle stazioni di monitoraggio ‘Grotte’ e ‘Golfo’.