GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO, L’ACCOGLIENZA NEL COMUNE DI ANCONA

ACCOLTI NEGLI ULTIMI 10 ANNI PIÙ DI 500 RICHIEDENTI ASILO

E DAL 2008 BEN 180 MINORI NON ACCOMPAGNATI.

 

Il 20 giugno si celebra in tutto il mondo la “Giornata del Rifugiato”, istituita nel 2000 come occasione per ricordare la condizione di milioni di persone in tutti i continenti costrette a fuggire dai loro Paesi e dalle loro case a causa di persecuzioni, torture, violazioni di diritti umani, conflitti.

Lo scorso anno sono state accolte e assistite 74 persone(2014) mentre negli ultimi 10 anni il Comune ha accolto complessivamente oltre 500 richiedenti asilo. Dal 2008 ad oggi, sono stati 180 i minori non accompagnati seguiti dall’Amministrazione dorica.

“Per l’importante attività svolta nel corso degli anni, il Comune di Ancona e’ stato preso più volte come esempio di buone prassi di accoglienza” ha affermato l’assessore alle Politiche sociali, Emma Capogrossi.

 

NEL DETTAGLIO:

Il Comune di Ancona, essendo un punto nevralgico aeroportuale, si è da sempre dedicato all’accoglienza dei richiedenti asilo e profughi, inizialmente grazie alla collaborazione della Chiesa e del Terzo settore e dal 2003, in modo molto più organizzato, istituendo un ufficio ad hoc e partecipando a vari progetti sia europei che ministeriali dedicati all’accoglienza di richiedenti asilo (RA) e profughi, senza interrompere l’attenzione all’immigrazione tradizionale.

Dal 2004 è parte della rete nazionale SPRAR, istituito con la legge Bossi Fini 189/2002. Inizialmente accoglieva nel proprio progetto 18 uomini adulti soli RA, ad oggi il progetto può accogliere fino a 56 posti per adulti vulnerabili e non (con un turn over di due volte all’anno) e dal 2009 anche 15 minori stranieri non accompagnati RA che sono supportati fino al compimento della maggiore età.

Prima di dettagliare meglio il progetto del Comune di Ancona, è opportuno ricordare che cosa è lo SPRAR.

CHE COSA é LO SPRAR

La Legge 189/2002 in materia di immigrazione e asilo istituisce all’art. 32- 1 sexies, di modifica alla legge 28 febbraio 1990, n. 39 art 1, il Sistema di Protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). In particolare, attraverso il dettato del medesimo art. 32- 1 septies, della suddetta Legge, viene istituito il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, al quale possono accedere, nei limiti delle risorse disponibili, gli Enti locali che prestano servizi finalizzati all’accoglienza dei richiedenti asilo e alla tutela dei rifugiati e degli stranieri destinatari di altre forme di protezione umanitaria. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati capitalizza l’esperienza realizzata nell’ambito del Programma Nazionale Asilo (Pna) e ne rinnova l’approccio organico inserendola in un quadro istituzionale.

Al fine di razionalizzare e ottimizzare lo SPRAR e di facilitare il coordinamento, a livello nazionale, dei servizi di accoglienza territoriali, è stato attivato il Servizio Centrale che ha lo scopo di informazione, promozione, consulenza, monitoraggio e supporto tecnico agli enti locali che prestano servizi d’accoglienza.

Il Servizio Centrale svolge un ruolo di coordinamento sul funzionamento complessivo del sistema nazionale, cui assicura il necessario supporto tecnico, e sull’andamento dei singoli progetti, curandone anche la messa in rete. Dal 2001 gestisce la Banca Dati degli interventi realizzati a livello locale e provvede alla formazione e all’aggiornamento degli operatori dei progetti attraverso convenzioni con organismi nazionali ed internazionali che operano nel settore dell’asilo. In una logica di relazione continua fra il centro e la periferia, il Servizio Centrale opera affinché le pratiche migliori realizzate localmente diventino patrimonio comune e i servizi offerti garantiscano standard di qualità.

 

 

Sono gli Enti locali a costituire l’ossatura del Sistema per richiedenti asilo e rifugiati. Tale Sistema si basa su una gestione decentrata dei servizi di accoglienza e tutela in una logica di stretta collaborazione fra il centro, rappresentato dal Servizio Centrale, e i progetti territoriali diffusi in tutto il Paese. Per la predisposizione e per l’attuazione dei progetti territoriali, gli Enti locali possono avvalersi del sostegno di organizzazioni non governative, di organismi e di associazioni che hanno maturato una specifica esperienza nel settore ed hanno una dimostrata capacità operativa in relazione agli interventi a favore dei richiedenti asilo, dei rifugiati e degli stranieri destinatari di altre forme di protezione umanitarie.

Il Comune di Ancona si avvale della collaborazione dell’Anolf.

 

ALCUNI DATI GENERALI RIFERITI ALL’ITALIA

Totale posti finanziati nel 2014 dallo SPRAR: 20.744 di cui 17.920 ordinari, 729 per MSNA, 295 per persone con disagio mentale o disabilità. 382 Enti locali per un totale di 434 progetti

 

Domande d’asilo presentate:

anno 2008 =   31.723

anno 2009 =   19.090

anno 2010 =   12.121

anno 2011 =   37.350

anno 2012 =   17.352

anno 2013 =   26.620

anno 2014 =   64.600

 

Chi sono queste persone che accogliamo?

Il richiedente protezione internazionale

E’ colui che fugge dal proprio paese e inoltra, in un altro Stato, una domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato. La sua domanda viene poi esaminata dalle autorità competenti di quel paese (in Italia è la Commissione Centrale per il Riconoscimento dello Status di Rifugiato). Fino al momento della decisione in merito alla domanda, egli è un richiedente protezione internazionale.

I richiedenti sono in fuga dalla guerra, dalla violenza, dalle persecuzioni e dalla morte, Possono essere perseguitati per l’appartenenza a una etnia, per motivi religiosi, politici, per la cittadinanza, per l’appartenenza a un determinato gruppo sociale, oppure sono persone che vivono in un paese dove c’è la guerra e rischiano di morire. Sono appesi al filo di una sentenza – quella per il riconoscimento dello status di rifugiato – capace di dare loro la dignità che spetta agli esseri umani, ma anche di relegarli nel limbo della clandestinità. Chi chiede rifugio, chiede, contro un discrimine che patisce, di varcare una soglia, la frontiera, soglia reale e simbolica oltre la quale gli sia riconosciuta l’identità personale negata.

Spesso, per sfuggire alla drammatica situazione nei loro paesi di origine e perché sprovvisti di documenti per l’espatrio, i richiedenti asilo si vedono costretti a ricorrere a qualsiasi mezzo per lasciare il proprio paese e introdursi, anche irregolarmente, e in condizioni di pericolo e pre­carietà, in paesi dove chiedere asilo: per tale motivo la possibilità che queste persone vengano scambiate per clandestini, e quindi respinte, è tutt’altro che remota.

Fino ad alcuni anni fa, i richiedenti Protezione Internazionale in fuga da guerre e persecuzioni nel proprio paese giungevano in Italia attraverso alcune rotte principali: dalle coste albanesi e montenegrine a quelle della Puglia; da Turchia, Grecia e Albania alle coste ioniche calabresi; attraverso la frontiera terrestre italo-slovena. Negli ultimi anni, queste rotte sono state praticamente abbandonate e la stragrande maggioranza, oggi, arriva in Italia seguendo la rotta che va da paesi dell’Africa settentrionale – principalmente la Libia, verso le isole, in particolare Lampedusa, e le coste mediterranee della Sicilia.

Molto spesso i termini “rifugiato” e “immigrato” vengono equiparati, ma c’è una notevole differenza perché l’immigrato, per fare un semplice esempio, può entrare ed uscire dal Paese quando vuole. Il rifugiato, e più in generale il migrante “forzato”, è un soggetto che di solito presenta problematiche differenti rispetto all’immigrato in cerca di lavoro, in quanto ha dovuto lasciare il proprio paese all’improvviso, subendo traumi anche molto gravi, spesso privo dell’aiuto e del supporto di quelle reti di connazionali che assistono le prime fasi di inserimento dell’immigrato nel contesto di accoglienza.

Certo, in un mondo caratterizzato da crescenti e sempre più mobili masse di “migranti economici” alla ricerca disperata di un lavoro ed a qualsiasi condizione – masse provenienti da paesi ove spesso le difficoltà economiche si accompagnano a sistematiche e massicce violazioni dei più elementari diritti umani – il compito di “identificare” i cosiddetti “rifugiati genuini” diventa sempre più difficile e delicato.

 

ANCONA L’ACCOGLIENZA IN NUMERI

 

IL PROGETTO SPRAR per ADULTI di sesso maschile, triennio 2014-2016 :

  1. posti: 56 suddivisi in 9 appartamenti di cui 7 presi in locazione da privati e 2 di proprietà del Comune concessi in cofinanziamento. Il finanziamento proviene dal Ministero dell’Interno, mentre il Comune cofinanzia con un 20% in beni, servizi e personale. Durante l’accoglienza presso il progetto SPRAR del Comune di Ancona, i beneficiari richiedenti asilo frequentano un corso di italiano, svolgono tirocini lavorativi della durata di massimo tre mesi al fine di avvicinarli al mondo del lavoro, e per far loro conoscere le regole di comportamento in ambito lavorativo (rispetto degli orari, legge in materia di sicurezza etc….), vengono seguiti sotto l’aspetto sanitario, ovvero accompagnati dal medico di base per gli accertamenti necessari al fine della convivenza in comunità, eseguite tutte le visite sanitarie anche specialistiche, per la tutela della salute del beneficiario.

Totale beneficiari accolti nel 2014: n. 74

Totale beneficiari accolti dal 2004 ad oggi : poco più di 500,00

 

 

Il Progetto SPRAR “categoria vulnerabile” –

“Minori stranieri non accompagnati richiedenti protezione internazionale”

triennio 2014-2016

 

Progetto attivo dal 2008 che mette a disposizione, ad Ancona, 15 posti per minori non accompagnati.

I minori trovati nel territorio dorico sprovvisti di genitori o parenti e quindi in stato di abbandono, vengono inseriti immediatamente in una comunità di pronta accoglienza con la quale vige una convenzione. I minorenni, che dopo essere stati informati sui loro diritti, permesso di soggiorno etc… chiedono asilo, vengono inseriti all’interno del progetto SPRAR del Comune di Ancona per MINORI, ed accolti in una comunità di seconda accoglienza o in una famiglia affidataria a seconda dell’età.

L’accoglienza che dura fino al compimento della maggiore età – e se necessario anche per ulteriori 6 mesi dal compimento dei 18 anni – prevede l’iscrizione alla scuola dell’obbligo, tirocini lavorativi e la frequenza ad attività di svago.

I minori sono la parte più difficile da gestire a livello emotivo, perchè molto spesso soffrono – anche con ripercussioni sulle loro condizioni psico-fisiche ( dermatiti, incubi, depressione…) -per aver dovuto lasciare la propria casa, magari obbligati dai loro stessi genitori, che così sperano di aver garantito un futuro migliore ai loro figli, ed averli salvati magari da una morte sicura in guerra, come soldati.

Nel 2013 a livello nazionale, con lo SPRAR sono stati accolti 312 ragazzi, ma i minori sbarcati erano almeno il doppio.

 

Minori accolti nel 2014 dal Comune: n. 30

Minori accolti dal 2008 ad oggi (05/01/2015) : n 180          

Ultimo aggiornamento

18 Giugno 2015, 13:21

Pubblicazione

18 Giugno 2015, 13:21